Cronache bresciane n.2 – L’artista bresciano

Cronache bresciane 2

L’artista bresciano è per defol un grande artista incompreso, questo lo capisco anca io che di arte non capisco un casso. Voi direte, ma com’è che non ci viene in mente nessun nome di grande artista bresciano? Pota ovvio, perché sono incompresi.

Se poi ci capita all’artista bresciano di fare suceso, esso va via da Brescia, dice in giro che a Brescia non è mai pasato nemeno dal casello, e scancella (male che si vede) il luogo di nascita dalle patenti.

L’artista bresciano dice che gli artisti bresciani non fanno successo perché sono provinciali, tutti tranne lui. L’artista bresciano dice che l’ambiente artistico bresciano oltre che provinciale, è anche un brutto brutto brutto ambiente perché chi di dovere fa lavorare solo gli amici, non come quando chi di dovere era amico suo e che lo faceva lavorare lui medesimo e non gli altri che sono gnoranti e provinciali.

Ci sono due tipi di artista bresciano, il tipo classico, che vuol dire che fa la stessa roba da cinquemila anni, e il tipo contemporaneo, che non sa nemmeno lui cosa sta facendo ma l’importante è che non lo capiscono gli altri, e d’altronde i siori asesori di solito non distinguono Munari da Funari, ma se è amico loro, non cià neanche importansa.

L’artista bresciano s’indigna se ci chiedi una performans gratuita ma se ha bisogno di altri artisti, non li paga perché già hanno il privilegio di lavorare con lui, oltreché una bettoniera di visibilità agratis. Ovvio che se ci offrono a lui la visibilità, in tele o nel cine, non solo ci va agratis, ma ci vende anche la mamma (sulla quale d’altronde c’era già qualcosa da dire).

L’artista bresciano non copia mai, fa gli omaggi (agli asesori dico io).

L’artista bresciano crea solo su ispirassione divina, ma rapida, infatti se esce un bando o simili, dove si nasa la grana, lui cià già l’ispirassione divina pronta da riempire negli spassi tratteggiati e da consegnarci all’amico asesore.

L’artista bresciano esso è estremamente creativo e sperimentatore, infatti sperimenta da trent’anni la performans del venticinque aprile, del primo maggio, dell’otto marso, dell’anniversario del loacusto, del Natale, della violensa sulle donne, della droga, dei carcerati, delle foibe, ecc.

L’altro giorno ciò avuto una interesante discusione con un famoso (ma solo a Brescia) artista bresciano musico, il quale era indignato (lo sono sempre) perché ci avevano concesso la piassa ai cantanti rep, i quali secondo lui non sono ne cantanti ne musicisti, invece che a lui che lui sì che fa la bella musica. Lui dice che lui fa il blusrocgez, ma quando ci ho fatto notare che un altro artista bresciano cha fa la classicacontemporanea l’anno passato era anca lui indignato (l’ho già detto che son sempre tutti indignati?) perché ci avevano concesso il teatro a quelli del blusrocgez invece che a lui che fa la bella musica, e che secondo lui quelli del blusrocgez fanno schifo, bè, questo si è indignato ancora di più, tanto che mi ha pure cancelato dagli amici in feisbuc.

L’artista bresciano pensa che il pubblico bresciano è gnorante perché non capisce l’arte… ma lui non ce la spiega mai perché non ci compete.

L’artista bresciano dice che il problema è che Brescia cià la tradissione del tondino e quindi non è vocata all’arte (sempre tranne lui). Ma perché dimenticarla dico io, questa bella tradissione del tondino, e non darci delle belle tondinate nelle ginocchie a questi artisti bresciani.

Cronache bresciane n.2 – L’artista bresciano

Cronache bresciane n.1 – I trendi

TIPITRENDI

A Brescia ci sono i localitrendi. I localitrendi sono messi in certe zone del centro a macchia di bracco italiano. I leopardi qui non ci sono. C’erano quando c’era lo zoo in Castello, ma poi i leghisti li hanno mandati via in quanto animali extracomunitari. In questi localitrendi ci è un sacco di belagentetrendi. Da cosa capissi che un locale è trendi? Pota è ovvio, è pieno di robatrendi! Da cosa capissi che una roba è trendi? Questa è semplice, basta che te chiedi tipo, cos’è sta roba? e i gestori dei localitrendi ti rispondono che è roba di desaign (che vuol dire che non serve a un casso, ma è trendi). Ci sono diverse scuole di pensiero riguardo all’arredamentotrendi, ad esempio l’ultramoderno che te lo guardi dopo un mese e pensi ma che casso di roba vecchia ci han dentro questi qui? Ma quello che va per la maggiore è l’arredamento con la mobilia marsa possibilmente scompagnata. Sì esatto, proprio quella che i pensionati mettono accanto ai cassonetti di notte per non farsi beccare e che i paesani bruciano per fare gli spiedi. L’importante comunque è che l’arredo sia scomodo e diversamente trendi. Mi stavo desmentegando dei gestori (trendi). Essi sono giovani, sempre, anche tra quarant’anni essi saranno e faranno ancora i giovani. Sonodisinistra ma il babbo meno, molto meno. Essi ci hanno il luc trendi, che in quanto tale è in continuo mutamento, nsomma un po come l’Tao. In questo preciso momento storico essi portano tutti la barba, sono tutti tatuati e portano abiti finti poveri e finti rovinati, ma di marca, che se te li teletrasporti in un ciosso, sei convinto che siano i rustici che ci dan da bere alle vigne, se non fosse che non ci hanno i calli sulle mani (al massimo calli da cecità) e ci han le facce da ciula, ma trendi. Dice che si chiamano ipster, che tradotto vuol dire Vai in fabrica a fare i tre turni al tornio che ti passa tutto.

L’altro giorno ci sono andato ancho io in un localetrendi, perché volevo integrarmi, volevo urbanissarmi ancha io. Insomma mi son seduto a un tavolo finto da finta osteria e ci ho ordinato una birra al tipotrendi. Al chè il tipotrendi mi chiede che birra voglio. Ci dico una media. Ma lui insiste, che birra? Pota dammi una ghinness. E così che ti vengo a sapere che nei localitrendi non c’è la ghinnes, ma ci stanno le birretrendi fatte da questo amico suo (suo di lui del tipotrendi) che ci ha un birrificiotrendi artigianale dove fa dei numeri che le altre birre sembrano quelle del supermarchet. I tipitrendi sono razzisti verso le birre dei povericristi. Pultroppo esiste solo da settantacinque centilitri e costa quindici euri. La tasto e penso che la ghinness la sarebbe stata di gran lunga meglio e a mente bestemmio, ma non come un bresciano, ma come un veneto, così, come intercalare che aiuta la meditassione e fa bello il linguaggio interiore. In del frattempo osservo la belagentetrendi e colgo una malcelata ostilità nei miei confronti… poi ho capito. Come nel film De badi sneccer, i trendi sono usciti dai bacelli e han preso il posto delle persone normali. Siccome non voglio finire ancha io sostituito, scolo la birratrendi e vado al banco con la comanda per pagare e andarmene. Il gestoretrendi sta parlando di moti con un amico suo, ipstertrendi anche lui, è evidente, e cià una matita sulla recchia come i salumieri, dice che fa trendi. Il gestoretrendi non mi caga manco di striscio, io lo fisso e lui niente. Passano i secondi che te ti devi immaginare il mio sguardo come nei primipiani dei spaghetti uestern. Siccome che sono mezzo montagnino e ciò un brutto carattere come il Corona (Mauro, non quell’altro depilato anche di dentro), dopo due minuti sto decidendo se infilargli la bottiglia di birratrendi nel magazzino o darci una craniata che lo trovano in giro la notte in piscicoltura che lo arrestano per vagabondaggio. Poi ho visto che di fuori passava una moracciona col taior a spacco e così l’ho rincorsa per offrigli un fiftififti e mi son desmentegato di pagare il tipotrendi, ma tanto mi pare che non ci tenesse. Mi hanno spiegato poi che non cagare la clientela, fa parecchio trendi. Non mi ricordo se quando che finisce il cine i badisneccertrendi perdono o invadono tutto. Ma tanto è solo un cine.

Cronache bresciane n.1 – I trendi